Chi scrive per il web e vive di contenuti sponsorizzati, di solito si trova a fare i conti con ‘proposte di collaborazione’ di dubbio valore, da agenzie che usano mezzi truffaldini per camuffare la compravendita di link con azioni di link building.
Spesso ci chiedete cosa rispondere: come spiegare che un link dofollow non è in vendita, non solo perché truffaldino, ma perché inutile e pericoloso!
Ecco 5 risposte che potete dare, e potete anche fare copia e incolla, citando questo post!
1) Compravendita di link e link building non sono la stessa cosa
La compravendita di link non è mai stata efficace per la link building: comprare link e fare link building sono due cose diverse.
L’acquisto di link ‘naturali’, essendo una contraddizione in termini, è penalizzato da Google:
Tutti i link creati per manipolare il PageRank o il ranking di un sito nei risultati di ricerca di Google potrebbero essere considerati parte di uno schema di link e quindi una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google. Ciò include qualsiasi comportamento che manipoli i link al tuo sito o i link in uscita dal tuo sito.
Di seguito sono riportati alcuni esempi di schemi di link che possono influire negativamente sul posizionamento di un sito nei risultati di ricerca:
- L’acquisto o la vendita di link per aumentare il PageRank. Ciò include lo scambio di denaro in relazione a link o post che contengono link, lo scambio di beni o servizi in relazione a link o l’invio a qualcuno di un prodotto “gratuito” in cambio di una recensione positiva e dell’inclusione di un link.
- Scambio eccessivo di link (“Collegati a me e io mi collego a te”) o creazione di pagine partner esclusivamente per lo scambio di link.
- Campagne di marketing di articoli o di pubblicazione degli ospiti su larga scala con link di anchor text pieni di parole chiave.
La vera link building si fa in due modi:
- una vera campagna di article marketing, debitamente segnalata con il tag ‘sponsored’ (vedi sotto);
- creando contenuti che le persone hanno voglia di condividere e linkare.
2) Google penalizza i pattern di link
Google penalizza la compravendita di link proprio perché i link non devono essere usati come strumento per influenzare illegalmente le SERP.
Per questo, quando si accorge di pattern di link sospetti, mette in ban i siti (sia dei clienti, che dei blogger che hanno accettato questa attività). Questo che vi riporto è un avviso di penalizzazione manuale ricevuto da alcune blogger che si erano ‘dimenticate’ di segnalare che i link erano sponsorizzati: il loro ranking non si è più ripreso, e hanno subito un drastico calo delle views.
Per ovvi motivi di privacy ho cancellato i riferimenti alla cliente. Vi sottolineo solo un passaggio:
Pertanto, non consideriamo più attendibili i link del tuo sito web.
Siete disposti a perdere l’attendibilità del vostro sito (e quindi trust, rankink, posizionamento e visite) per vendere link?
3) La link building, vista in questo modo, è illegale
La compravendita di link è anche illegale, se non viene segnalata come pubblicità: in Italia, così come nel resto del mondo, la pubblicità occulta è un reato.
LEGGI: Contenuti sponsorizzati: come vanno segnalati ai lettori
4) Da Settembre 2019 non ha più senso: adesso i link ‘sponsored’ trasferiscono trust e rank
La compravendita di link, inoltre, con le ultime modifiche di Google non ha più senso: acquistare link follow e mettere inutilmente a rischio il posizionamento del sito del cliente e dei blogger.
Ad oggi Google indica di usare il tag ‘sponsored’ per segnalare i link, annunciando che questo tipo di link conferisce trust e rank al cliente, in quanto visto come un ‘suggerimento’ per i motori di ricerca.
LEGGI: Novità per i link sponsorizzati: non si usa più il NOFOLLOW
5) Da link building a content marketing
Per questo, la mia proposta di una vera link building potrebbe essere, in base al budget:
- fare scouting, ovvero trovare influencer e blogger in target con questo tema, che scrivano articoli di native advertising sul loro blog;
- scrivere contenuti interessanti sul proprio sito, magari condividano ebook o freebies da scaricare, che invoglino le persone a condividere quel link sui propri blog;
- creare un progetto editoriale di content marketing, in cui ogni blogger/influencer scrive un redazionale;
- organizzare un blogger tour con alcuni influencer in target, i quali, al ritorno, potrebbero scrivere di voi e invitare la gente a partecipare ai retreat scrivendone a loro volta.
[…] La link building NON si fa con i link dofollow a pagamento: questo è scorretto, e diventa anche illegale, se la pubblicità non è correttamente segnalata. […]