Questa è una succinta ma essenziale guida per scrivere bene in italiano, senza gli errori di ortografia e stilistica più comuni che – ahimè – cominciamo a trovare anche sui quotidiani più autorevoli.
Per essere spicci e e molto pragmatici, scrivere in italiano corretto non è fondamentale solo per avere un blog i cui contenuti vengono condivisi dai lettori, ma anche per contattare le aziende con cui vogliamo avere rapporti commerciali: semplicemente, un’email autorevole non contiene errori e sviste.
Dareste dei soldi a qualcuno che non sa curare la sua stessa comunicazione per comunicare il vostro prodotto?
In questo post vedremo quindi:
- regole che riguardano la spaziatura, la posizione e la quantità della punteggiatura
- la distinzione tra accenti gravi e acuti, apostrofi e apocopi
- la resa italiana delle parole straniere e antiche
- la grafia dei numeri
- come fare la correzione delle bozze dei propri testi
Spaziatura, posizione e quantità della punteggiatura
Come usare virgole, punti, parentesi, virgolette e spazi.
Tutti i segni di interpunzione sono attaccati alla parola che li precede e staccati da quella seguente. Ricordatelo sempre.
I puntini di sospensione sono tre… mai di più, mai meno.
I punti interrogativi ed esclamativi sono sempre uno solo, anche quando siete molto eccitati! Capito?
Per manifestare incredulità si possono usare entrambi, attaccati. Lo sapevate?!
La parentesi che si apre è staccata dalla parola che la precede da uno spazio, ed è attaccata alla parola che la segue. La parentesi che si chiude è attaccata alla parola che la precede e staccata da quella che la segue. La punteggiatura rispetto alla parentesi si comporta come se queste fossero una parola. (Si fa prima a vederlo che a spiegarlo).
Le virgolette che si aprono sono staccate dalla parola che le precede da uno spazio, e sono attaccate alla parola che le segue, che comincia sempre per maiuscolo. Le virgolette che si chiudono sono attaccate alla parola che le precedono e staccate da quella che le segue. La punteggiatura rispetto alle virgolette si comporta come se queste fossero una parola: “È vero, si fa prima a vederlo che a spiegarlo!”.
Tutte le abbreviazioni (come etc. o ecc.) devono avere il punto finale.
Accenti, apostrofi e apocopi – gli errori più comuni
Gli accenti in italiano sono gravi, come nella voce del verbo essere “è“, oppure acuti, come nell’avverbio “perché“.
Gli apostrofi servono a unire una parola che finisce con vocale a una parola che inizia con vocale, per semplice eufonia (suona meglio): l’amico invece di lo amico.
L’apocope (o troncamento) taglia una parola eliminando la sua ultima vocale o ultima sillaba: un po’ sta per “un poco”, fa’ la cosa giusta sta per “fai la cosa giusta”, di’ un po’ sta per “dimmi un poco”. Si rende graficamente con l’apostrofo.
Forme corrette vs errori ortografici: i casi più comuni
Voce del verbo essere, terza persona singolare maiuscola: È (forma sbagliata: E’)
Una piccola quantità: un po’ (forma sbagliata: pò)
Voce del verbo dare, terza persona singolare: dà (forma sbagliata: da’)
Voce del verbo andare, imperativo presente seconda persona singolare: va’ (forma sbagliata: và)
Voce del verbo fare, imperativo presente seconda persona singolare: fa’ (forma sbagliata: fà)
Perché (forma sbagliata: perchè)
Finché (forma sbagliata: finchè)
Affinché (forma sbagliata: affinchè)
Qual è (forma sbagliata: qual’è)
Qualcun altro (forma sbagliata: qualcun’altro)
Nessun altro (forma sbagliata: nessun’altro)
Be’ o beh (forma sbagliata: bhe o bhè) – apocope di bene
Ma’, pa’, zi’, mi’ pa’ (forma sbagliata: mà, pà, zì, mì pà) – apocopi di mamma, papà, zio, mio padre
Ortografia delle parole monosillabiche
Sono poche ad avere l’accento:
- dà (egli dà una mano)
- dì (un bel dì vedremo)
- giù (vado giù in cucina)
- sì (ho detto di sì)
- là/lì (vai là/lì)
- già (sei già qui)
- né (né l’uno né l’altro)
È sbagliato scrivere con l’accento o con l’apostrofo:
- sù (corretto: vado su)
- sò (corretto: non lo so)
- sà (corretto: lui lo sa)
- fà (corretto: che tempo fa)
- fù (corretto: fu molto tempo fa)
Ripasso:
- da: preposizione (vengo da casa)
- dà: terza persona singolare, indicativo presente, verbo dare (egli dà una mano)
- da’: seconda persona singolare, imperativo presente, verbo dare (da’ una mano a tua madre)
- di: preposizione (è di mia madre)
- dì: sostantivo (un bel dì vedremo)
- di’: seconda persona singolare, imperativo presente, verbo dire (di’ un po’, che ci fai qui?)
- se: congiunzione (se vieni a casa, ti do un biscotto)
- sé: pronome (disse tra sé) (nb – disse a se stesso / disse a sé stesso sono entrambi validi)
- ne: particella (ne mangio anche io)
- né: congiunzione (né l’uno né l’altro)
- te: pronome (te lo dico)
- tè: sostantivo (un tè caldo) (nb – non “té”, né “teh”, che significa “tieni”)
- si: pronome (si è vestito)
- sì: avverbio (ti ho detto di sì)
Parole straniere o antiche in italiano – gli errori più comuni
Le parole inglesi, francesi, spagnole (dette anche forestierismi), greche antiche, latine etc. in italiano vengono trascritte sempre alla forma singolare, e rispettano il genere maschile o femminile originale (se c’è) oppure questo viene reso con il buon senso:
Un provider, due provider, 100 provider
Una world cup, due world cup, 100 worldcup
Un flaneur, due flaneur, 100 flaneur
Una chanteuse, due chanteuse, 100 chanteuse
Un matador, due matador, 100 matador
Una polis, due polis, 100 polis
Un curriculum, due curriculum, 100 curriculum
Un referendum, due referendum, 100 referendum
Una lectio magistralis, due lectio magistralis, 100 lectio magistralis
Un virus, due virus, 100 virus
(Altri esempi qui: dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice-referendum-curriculum)
Occhio alle parole entrate erroneamente in uso comune al plurale: “vi do una una tips” “mangio un cookies, un churros e una chips: la dieta la faccio domani” “che bello questo props, perfetto per una food blogger” – direste mai “guardo un films sul mio tablets”?
Come si scrivono i numeri nei testi in italiano
Poche regole:
- da zero a nove, i numeri si scrivono in lettere.
- da 10 in poi, in cifre.
- i numeri romani significano già da soli primo, secondo, ventesimo. Non hanno bisogno di pallini come ° (“Einstein è stato uno dei più grandi geni del XX° secolo” è sbagliato) oppure della ª (“frequento la IIIª media” è sbagliato)
Correzione delle bozze dei blogpost
Dicevamo che i refusi si trovano anche sui migliori quotidiani; lì questo problema dipende dalla morìa della categoria professionale del correttore di bozze, che a sua volta dipende dal business model della stampa tradizionale che non può più sostenersi.
Come può allora un blogger professionista, che fa tutto in autonomia, controllare i suoi testi e a trovare i refusi, visto che le piattaforme di blogging non hanno un correttore integrato (manca anche a Gutenberg)?
Come usare .Word per scrivere un blogpost
Un aiuto immediato arriva dall’usare un file .Word per scrivere tutto il testo, ovviamente usando il “controllo ortografia e grammatica” e selezionando la “lingua”. Entrambe le opzioni si trovano nel tab “Strumenti”.
Il testo può quindi essere:
- copiato e incollato in un file .RTF o .TXT e poi copiato e incollato nella bozza di WordPress in “Visuale”
- oppure più semplicemente copiato da .Word e incollato su WorpPress in “Testo”, cioè nel tab HTML
Come controllare e correggere gli errori in un blogpost
Il mio consiglio è di procedere in questo ordine:
- scrivere tutto il blogpost, inserire le immagini, i Tag Alt e gli Heading Tag (gli H, i titoli insomma)
- controllare l’anteprima, senza pubblicare; correggere
- lasciare decantare il post qualche ora, e possibilmente dormirci sopra
- ricontrollare l’anteprima; correggere
- ricontrollare l’anteprima; correggere
- pubblicare
- chiedere a colleghi fidati di fare un check (e restituire il favore)
- lanciare pubblicamente il post
- rileggere il post; correggere (è il magico potere del “ora che tutti lo vedono, finalmente vedo i miei errori”; si attiva solo in quel momento – per tutti)
Altre risorse
Questo articolo del New York Times affronta il tema della punteggiatura e di come questa veicoli il mood della conversazione, soprattutto nei messaggi. È in inglese, ovviamente, e soprattutto riferito alla forma mentis americana; ma una buona analisi è sempre utile, anche solo per aprirsi a nuovi parametri. Non guasta che sia pure divertente.
Nel 1997 Umberto Eco compilò una lista di 40 regole intitolata “Come scrivere bene” per una delle sue più famose “Bustine di Minerva”, la rubrica che teneva su L’Espresso. Sempre attuale, sempre utile, sempre divertente.
Claudia dice
Articolo efficace e funzionale. Grazie.
Sasha Carnevali dice
grazie a te.
Le Ricette di Valentina dice
Ne farò tesoro
Alessandra L. dice
Grazie, avevo bisogno di chiarire la questione della forma del plurale per i vocaboli stranieri. Ho sempre avuto dei dubbi, adesso fugati. Buon lavoro!
Sabrina dice
Sempre utilissimo!
unasicilianaincucina dice
molto utile come sempre