Quando parliamo di freelance e di lavoro da casa, cerchiamo di raccontare sia gli aspetti positivi della professione blogger, sia gli aspetti critici. Il nostro intento, infatti, è supportare la community dei creatori di contenuti online e dei lavoratori digitali, mettendo a disposizione le nostre conoscenze (e i nostri servizi).
E credo non ci sia nulla di più utile del raccontare i propri ‘fallimenti’, per aiutare gli altri a non incorrervi a loro volta.
Mi ha fatto molto riflettere il post di Raffaella sulla routine lavorativa del Blogger, perché io sono una persona molto organizzata, ma Raffaella mi batte senza alcun dubbio. Di lei ho sempre ammirato la capacità di focalizzarsi e concentrarsi sui progetti, ma anche il modo serrato in cui gestisce l’orario delle sue giornate.
Abbiamo una cosa in comune: entrambe vogliamo trascorrere il pomeriggio con le nostre figlie (che sono tra l’altro coetanee e adesso fanno le medie, quindi hanno molto bisogno di presenza) e quindi ci siamo date un tempo per il lavoro e un tempo che Raffaella chiama family time.
Tuttavia lo decliniamo in modo differente, forse perché lei è una cosiddetta allodola, e io un gufo.
Raffaella si alza prestissimo al mattino, alle 5, per lavorare due ore prima che tutti si sveglino.
Io invece recupero quelle ore la sera tardi, quando tutti dormono o si rilassano e dunque tendenzialmente riprendo a lavorare dalle 20 alle 23 circa.
Io ho un problema come freelance: tendo a sovrastimare il mio tempo.
Vorrei fare TUTTO e farlo anche bene, quindi tendo a pensare in grande e ad accumulare lavoro, perché ne voglio svolgere più di quante sono le mie ore a disposizione.
Questo spesso mi porta a perdere di vista l’obiettivo finale, ovvero il focus del mio lavoro: ne fa le spese il piano editoriale, che a volte devo tappare con post di emergenza; oppure ne fanno le spese le nuove idee, che restano scritte nelle liste sulla mia agenda, senza mai trovare il tempo di realizzarle.
Uno dei problemi di un freelance è sicuramente quello di aver paura di restare senza lavoro.
Credo sia questa la tendenza di chi non ha cuore di dire di no a un cliente, anche sapendo che questo lavoro gli costerà qualche nottata di insonnia.
Quali sono le soluzioni?
Imparare a quotare bene il proprio lavoro
Una delle cose più importanti che faccio per me, è dare il giusto valore alle mie attività. Se devo svendere il mio lavoro, è meglio che io impieghi quel tempo per me stessa, scrivendo sul mio blog o girando un video.
Un cliente che gioca al ribasso, non è un buon cliente.
Io, per esempio, nelle mie offerte non metto mai un ricarico ‘da contrattazione’: se il cliente mi chiede di abbassare la cifra, gli spiego che non ho inserito un margine per la contrattazione, e dunque può acquistare solo una parte del lavoro, per una cifra minore.
Lo faccio perché non ho tempo di contrattare sul mio lavoro come se stessi vendendo tappeti in un Suq, ma anche perché negli anni ho perfezionato un mio tariffario ben preciso, che è dato dalla somma della mia professionalità, dei risultati che porto e anche del tempo che impiego nel realizzare un progetto.
Abbassare la cifra, toglierebbe la mia marginalità, che è ciò che mi permette di essere una freelance!
Questo non significa che dobbiamo sovrastimare il nostro lavoro: ci sono comunque delle regole di mercato che vanno tenute in considerazione e che, se le superiamo, ci mettono fuori dai giochi.
Ma quello che veramente conta è il risultato finale: qual è il valore aggiunto di lavorare con noi? Se un articolo sponsorizzato ci viene pagato 700eur invece che 250eur, qual è il plus che offriamo?
Che tipo di contenuto scriviamo?
Imparare a quotare il proprio lavoro comunque non è semplice e l’errore è sempre in agguato.
Per calcolare la vostra tariffa oraria, in base allo stile di vita che volete avere, vi suggerisco il modello di Alessandra Farabegoli, che è un excel con cui potete fare i conti.
Io ho scelto uno stile di vita frugale, senza vacanze e senza lussi. Non voglio lavorare di più per spendere di più, ma proprio al contrario: voglio lavorare di meno e consumare meno. E voi?
Essere realisti con il proprio tempo
Nella tabella delle attività di Raffaella, c’è un punto interessante: imparare a mettere in lista tutte le cose da fare, non solo genericamente le attività lavorative.
Quindi, se so che ho un impegno a metà mattina, oppure devo fare il bucato, non posso fingere di avere tutta la mattina libera, perché inevitabilmente mancherò di realismo e resterò indietro con i ‘to do’.
Da quando lei ne ha parlato, ho iniziato a farlo anche io, e le cose sono molto migliorate!
Adesso le mie liste di to do sono più corte e più realistiche.
Stabilire il timing attività
Dunque diventa molto importante stimare il tempo che impiegherò per realizzare un’attività.
Questo è fondamentale non solo perché in questo modo posso organizzarmi per avere il tempo giusto per realizzare quel compito, ma anche per quotarlo.
In questo modo posso fare una stima più accurata dei costi, e non impiegare ore di tempo non retribuito, per portare tutto a termine.
Lavorare in blocchi, concordo con Raffaella, è dunque una soluzione ottimale anche per me: in questo modo ogni lavoro ha il suo tempo di realizzazione, e anche la sua giusta retribuzione.
Ma vi dirò di più: io non lavoro soltanto con il metodo a blocchi, ma con il metodo ‘per affinità’ o ‘catena di montaggio’ (termini che mi sono inventata): cerco di fare insieme tutte le attività uguali o simili. In soluzione di continuità.
Se ad esempio devo fare lo script SEO dei post previsti dal piano editoriale, non ne faccio due, ma ne faccio venti.
Se devo cercare le foto e inserirle nei post che ho in bozza, non le cerco per un post, ma le cerco per almeno un mese di post. E così via… In questo modo non solo ragiono per blocchi, ma accorpo i lavori simili tutti insieme, per restare nel mood ed essere più veloce.
Ci avete mai provato?
Valeria dice
Ciao Barbara, il metodo di lavoro per affinità ha un nome: Batching. La sua più grande sostenitrice è una business coach americana he si chiama Melissa Cassera, ha anche scritto una miniguida gratuita in pdf sul tema che puoi trovare facilmente online
Barbara Damiano dice
Urca, ma è un a tipa pazzesca!! Grazie, mi sto guardando il blog ed è interessantissimo.