Chi è blogger di professione o gestisce un blog che in qualche modo ha dei ricavi professionali, può scegliere varie strade: scrivere in base all’umore del momento, sull’onda dell’instant marketing o real time marketing, oppure studiare un piano editoriale di lungo periodo.
Non solo: un piano editoriale SEO, di lungo periodo.
Analizziamo insieme tutti i tipi di post che ho citato nell’incipit, prima di arrivare alla redazione del piano editoriale.
Articoli di personal branding: rafforzano il tema principale del blog
Parto dal principio: non c’è nulla di male a scrivere sull’onda delle emozioni. Ciascuno di noi, come creatore di contenuti digitali, si ispira alla contemporaneità per trattare temi specifici di attualità, oppure desidera parlare di momenti importanti della sua vita, emozioni che avvengono nel qui e ora.
Io stessa cerco, quando sento di farlo, di dedicare un giorno a settimana a un editoriale, su Mammafelice, in cui posso svincolare me stessa dalle logiche della SEO e dei progetti editoriali.
Tuttavia considero il mio editoriale del Lunedì, come parte del mio personal branding: parlo di quello che mi piace in relazione agli argomenti del mio sito e al mio posizionamento.
Non ha rilevanza per la SEO, ma è rilevante per chi mi legge (ed è rilevante per me che lo scrivo, sull’onda delle mie emozioni).
Meta-Articoli sulla propria professione: il dietro le quinte del proprio lavoro
Su Mammafelice non avrebbe alcun senso se io pubblicassi il post che state leggendo adesso: chi lo leggerebbe? Interesserebbe a chi non è un addetto ai lavori, ma viene sul sito per puro intrattenimento?
Quindi iniziamo a dire che ogni contenuto, ha una sua casa.
Non tutti gli articoli che vorremmo scrivere, risultano coerenti con il nostro topic principale.
E che si fa? Li si butta via? Ci si impedisce di scriverli?
No. Possiamo considerarli come contenuti che accrescono il nostro branding lavorativo, quindi possono trovare altre strade: essere pubblicati sul nostro profilo Linkedin, sul nostro sito web aziendale, sul nostro sito porfolio, oppure ‘regalati’ ad altri per diventare guest post di un certo rilievo professionale.
Instant marketing o real time marketing
Usiamo questi termini per definire i post che vengono scritti in modo istantaneo sulla base dei trend giornalieri: articoli su casi di cronaca, cavalcando l’onda del momento.
Sono contenuti da maneggiare con cura, perché possono facilmente ritorcersi contro chi li usa: ricordiamoci, infatti, che noi non siamo Ceres, né Taffo. Gestire bene un contenuto di questo tipo non è semplice, perché potrebbe portare generare una visibilità (spesso momentanea), che non sappiamo gestire – oltre che generare, di solito, una banalissima shit storm.
Il pericolo più importante, però, secondo me, è che quando si cavalca l’onda della cronaca, si perde di vista il proprio personal branding: si finisce per parlare di tutto un po’, senza diventare autorevoli in nulla.
Quello che noi invece dovremmo comunicare, è il messaggio del nostro brand. I suoi valori, i suoi contenuti specifici.
Chiediamoci: mi interessa avere, tra i miei follower, anche persone che non sono in target, perché arrivano a me per un caso di cronaca di cui non parlerò più?
Per approfondimento, vi lascio da leggere un post di Ninja Marketing: 3 aspetti a cui fare attenzione per fare instant marketing e real time marketing, scritto da Martina Bellani, social media manager di SoSimple.
Importanza del piano editoriale
Il piano editoriale ci aiuta tantissimo per:
- non trovarci nella situazione da paralisi da pagina bianca;
- non perdere di vista i topic principali del nostro blog (nonché categorie);
- assecondare l’autorità che Google ci attribuisce in merito ad alcuni topic;
- lavorare sul posizionamento di altri topic.
Il piano editoriale, dunque, è importante principalmente perché ci aiuta a restare focalizzati sugli argomenti del nostro blog. Se abbiamo 5 categorie (di più, onestamente, non ve le consiglio), abbiamo 5 topic di cui parlare costantemente. Quindi dobbiamo popolare quelle categorie con costanza e, se non progettiamo i modi e i tempi in cui arricchirle, rischiamo di perdere il nostro posizionamento.
Ma, ancora di più: Google considera ognuno di noi autorevole su un dato argomento. L’autorevolezza è un parametro fondamentale per Google, per il posizionamento di un sito. Basti vedere in che direzione è andato l’ultimo algoritmo di Google di Agosto 2018, detto ‘medical update‘.
Ciò per cui Google ci ritiene autorevoli, è ciò su cui ci posizioniamo.
Se dunque noi smettiamo di curare i contenuti che afferiscono ai topic su cui siamo ritenuti autorevoli, perdiamo ranking e perdiamo visite.
Il piano editoriale si inserisce proprio in questo punto della vita del blogger di professione, come lo strumento più utile sia per mantenere il suo posizionamento, sia per creare nuove nicchie di posizionamento.
Come redigere un piano editoriale SEO
Per quanto mi riguarda, trovo che il classico piano editoriale sia ormai inutile, da almeno due o tre anni.
Un Blogger professionista, oggi, non può esimersi dal conoscere i parametri principali della SEO.
E questi parametri vanno pensati a monte, proprio a partire dalla ricerca degli argomenti da trattare sul proprio blog.
Il piano editoriale va costruito in base ad almeno tre parametri:
- quello di cui siamo competenti = autorevolezza;
- quello di cui ci piace parlare = passione;
- quello che la gente cerca = SEO.
Ecco dove si inserisce la SEO nel piano editoriale: ci aiuta a scegliere quali contenuti, tra quelli che vogliamo scrivere e conosciamo, meritano davvero di essere scritti, perché desiderati dalle persone che ci leggono.
Possiamo fare questo lavoro senza strumenti per la SEO professionale (che chiaramente ci danno una marcia in più).
Apriamo il browser in modalità di navigazione anonima e iniziamo a cercare le parole chiave su cui vogliamo posizionarci.
Google ci offre due strumenti gratuiti per capire in tempo reale ciò che le persone stanno cercando su quel tema.
Il Google suggest, ovvero il menù a tendina con i suggerimenti delle long tail keyword più ricercate al momento su quel tema:
Le ricerche correlate, in fondo alla pagina:
Ecco: iniziate da qui.
Si tratta di una semplificazione estrema, ma avremo modo di approfondire ancora la SEO per Blogger professionisti.
Perché in realtà Google ci dice molto altro: ci dice il tipo di risultato che gli utenti vogliono vedere in SERP (foto, video, testi?), ci dice se la gente sta cercando direttamente siti per fare acquisti online, o se vuole informazioni velocissime senza nemmeno entrare sul sito (featured snippet).
Non limitatevi a scegliere keyword secche, ma andate avanti: provate a rispondere a domande specifiche. Ovvero, a scegliere le cosiddette long tail keyword.
Quindi, nel piano editoriale SEO di un blog di viaggi, potreste decidere di scrivere una serie di articoli su ‘viaggi di nozze’ in base ai mesi dell’anno, e poi creare una landing page che raccoglie tutti i link di questo tipo, creando una collection.
Se intendete pubblicare un post a settimana, in 12 settimane + 1, avrete terminato questa serie di contenuti. Se volete scrivere un post al giorno, in 13 giorni potete realizzare il progetto. E così via.
Il piano editoriale SEO deve essere rivisto di mese in mese (come minimo). Perché tante delle ricerche effettuate dagli utenti sono ‘stagionali’.
Infatti in questa lista il primo risultato è Settembre, perché sto scrivendo questo post a Settembre. In coda abbiamo ancora le ricerche estive, che hanno generato traffico nei mesi passati. Ma Dicembre si sta facendo strada: quindi vuol dire che presto scalerà le posizioni di ricerca e finirà in prima.
Questo lavoro di pianificazione, dunque, non può essere annuale.
Ogni anno potete decidere gli argomenti macro, ovvero i topic: parlerò di viaggi in Italia, viaggi in Europa e viaggi in Africa.
Ogni mese / settimana, dovrete capire quali sono le ricerche che gli utenti effettuano nel periodo di riferimento.
Per esempio, se in Europa si svolgesse il campionato mondiale di calcio, sicuramente molte ricerche verterebbero su viaggi in quel Paese che ospita la competizione, e così via…
Iniziate da qui.
Questo è il primo passo verso una SEO naturale (banalizzato, certo, ma efficace). Con il passare del tempo su questo sito troverete tantissimi altri contenuti per incrementare questa vostra skill, e anche tanto aiuto da parte di tutte e tre.
Nel frattempo, potete parlare con noi di questo argomento sul gruppo FB di Rete Professione Blogger oppure nei commenti a questo post.
Erika dice
Interessantissimo questo post, per una neofita come me è davvero illuminante.
Ti ringrazio tanto. Sicuro seguirò altri vostri suggerimenti.
Barbara dice
Grazie mille!
Martina Colucci dice
Ciao, mi chiedevo quali siano i vantaggi dell’autocomplete di google rispetto a siti come Uber.suggest.eo oppure Keyword researcher. Grazie
Barbara dice
Google suggest non è uno strumento ‘professionale’: è un suggerimento che ho voluto dare a chi non ha mai iniziato a pensare alla SEO e a pensare in modo SEO.
Piano piano farò vedere anche gli strumenti professionali. Diciamo che il vantaggio di Google suggest è che è facile come primo impatto.
Se vogliamo capire il volume delle ricerche o il CPC è fondamentale usare altri strumenti, ma intanto vorrei aiutare le persone a sviluppare quello che io chiamo ‘istinto SEO’.
Chi usa solo gli strumenti professionali, senza aver prima imparato a scrivere come utente e non come seo, ha la tendenza ad esagerare con l’ottimizzazione del testo.
Cosa che penalizza ugualmente, come non ottimizzarlo affatto (anzi, direi che è pure peggio).
Uno strumento come Ubersuggest, in mano a chi non ha mai nemmeno imparato le regole base della seo, secondo me è fuorviante, perché tenderà a concentrarsi sulle kw secche, invece che iniziare a ragionare in termini di long tail kw. Noi per esempio usiamo SemRush.
Martina Colucci dice
Grazie mille Barbara! Vi leggo con grande interesse. Un bacio
Barbara dice
Grazie a te! 🙂